La strategia dell’ultima spiaggia è una strategia totalmente errata che può causare un notevolissimo degrado della qualità della propria vita. Vediamo di che cosa si tratta.
Sono molte le cause di un cattivo matrimonio o di una cattiva unione, ma forse la principale è quella definita la “strategia dell’ultima spiaggia“.
Tale strategia nasce dal semplicistico ragionamento che nella vita si deve avere un partner stabile.
I motivi di questa convinzione che innesca strategie spesso disastrose sono molti, ma si possono ricondurre alle personalità del Well-being.
Fra i motivi principali:
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educazione – Senza partner non si crea una famiglia e senza famiglia non si è realizzati; senza amore non c’è felicità ecc. Tipica situazione della personalità che il Well-being definisce romantica. Anche il semplicistico è incline a vedere la ricerca del partner come una semplificazione dei problemi dell’esistenza.
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Debolezza – La personalità debole è spesso non autosufficiente e avere una spalla che l’aiuti nella vita fa comodo.
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Sesso – Chi ha difficoltà a trovare un partner sessuale pensa che “fermarlo” in una relazione risolva il problema sesso
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Sesso inibito – C’è chi non ha sviluppato completamente la sua sessualità e pensa che solo in una relazione ufficiale si possa vivere la propria sessualità (personalità inibita).
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Interesse e intesa sessuale non condivisi Tipico della personalità che il Well-being definisce insufficiente, dallo squallido
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“Mi sposo per interesse” al più comune “Ho bisogno un uomo (donna) nella mia vita”. Notiamo la differenza con il motivo “debolezza”: in quest’ultimo la mancanza di autosufficienza può essere inconscia e comunque mai voluta, mentre dove c’è interesse privato la mancanza di autosufficienza è voluta, scelta come strategia esistenziale.
Divorzio o strategia dell’ultima spiaggia
È incredibile come la strategia dell’ultima spiaggia diventi per molti la risposta alla vita. Se l’adolescente (o l’adulto romantico) sogna il principe azzurro o la bellissima principessa, man mano che i sogni svaniscono ecco che si instaura una nuova strategia: cerchiamo il meno peggio che abbiamo intorno e fermiamolo, ma nel frattempo non smettiamo di cercare e di sognare. Iniziano allora rapporti che da una (o da entrambe le parti) sono vissuti come “ultima spiaggia”: me lo (la) tengo perché potrei non trovare di meglio, ma so che io vorrei di meglio.
Questa strategia è veramente squallida perché si fa del male a sé stessi, ma soprattutto all’altro e ci si predispone al tradimento.
Strategia comune – Nella coppia entrambi adottano la strategia dell’ultima spiaggia. Il rapporto è molto lasco (ci si vede poco e si adotta il facile alibi della lontananza che rinsalda il rapporto, dimenticando il saggio detto lontano dagli occhi, lontano dal cuore) o falsamente stretto (se si è già sposati o si convive). C’è pochissimo affetto, il sesso minimo indispensabile, il rapporto appare di facciata. Diventa disastroso quando ci sono figli perché sono le vere vittime del rapporto di genitori che irresponsabilmente si sono messi insieme.
Strategia singola – La strategia è adottata da uno solo dei componenti la coppia, mentre per l’altro c’è vero amore. Il rapporto è comunque freddo, con un dominante e un dominato (la persona che ama veramente). Mi ricordo una coppia che io e mia moglie frequentavamo tempo fa. Mai un bacio, una carezza, un tenersi per mano, una frase gentile; sembrava che si vergognassero di amarsi. Sembravano anche pronti al matrimonio: per fortuna dopo pochi mesi, inaspettatamente, si lasciarono. Molte altre coppie avrebbero disonestamente continuato a fare finta di amarsi, magari con tradimenti o rotture provvisorie.
Se nella coppia disperata (perché mettersi insieme se si sa già che il partner non supera il nostro esame esistenziale?) si crea l’ambiente favorevole, il tradimento può essere all’ordine del giorno (come pure il perdono; perché altrimenti si parlerebbe di ultima spiaggia?), spesso non solo a fine sessuale, ma come semplice evasione dall’insipidezza di un rapporto che si sa essere deludente o come prima verifica di un cambiamento del partner.
Insomma, il domandone (da fare a sé e al partner) è: la persona con cui sto mi soddisfa o, se mi capitasse di meglio, non esisterei a scaricarla?
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Chi risponde “Non mi soddisfa” e continua la relazione, non può certo pretendere di avere una vita vissuta pienamente.
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Se lo fa solo per avere una contropartita sessuale, sappia che è più giusto avere relazioni di una notte.
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Se lo fa solo per avere una contropartita esistenziale, sappia che è più forte imparare a vivere da soli nell’attesa di trovare eventualmente l’anima gemella: chi non sa vivere da solo, come può pretendere che l’altro risolva la sua vita? E se tutti e due non sanno vivere da soli? Ricordiamoci che due zoppi che si sorreggono a vicenda, prima o poi inciampano lo stesso.
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Se lo fa per pietà, per convenzione (“Finché morte non ci separi” ecc.), per i figli ecc. è più onesto ammettere di aver sbagliato e cercare di rimediare all’errore con la verità che, a persone intelligenti, non può mai far male del tutto.