Davanti al mistero della morte, per alcuni, c’è solo silenzio, tristezza, rimpianti, ricordi, sofferenza, dolore, nulla.
Per chi ha fede ci sono anche speranze, promesse, aspettative.
La morte è un mistero perchè, comunque, è l’unica, incontestabile certezza che abbiamo nella nostra esistenza. Tutto il resto si chiama fede, speranza, fiducia, desiderio.
La cultura Occidentale, imperniata sulla matrice cristiana, ha elaborato il discorso proponendo come soluzione alle angosce della dipartita dei propri cari, la credenza in una vita dopo la morte, un aldilà nel quale tutti verremo giudicati in base alle nostre azioni terrene, e, quindi, salvati o dannati da Dio, durante il Giudizio Universale.
Ma in una società multietnica come si sta avviando a diventare anche l’italiana, che spazio c’è per affrontare il mistero della morte nel rispetto anche di chi non è cristiano.
L’aforisma di Oscar Wilde ci dà un importante indizio, al proposito.
Il mistero della morte, per chi rimane, è, non di rado, devastante, sconvolgente, sconcertante, va elaborato nel lutto, pena il venire trascinati in una spirale infernale dalla quale è molto difficile, poi, riuscire ad emergere.
Un grande aiuto, a tale proposito, viene dal legame d’amore (nelle sue varie declinazioni specifiche di passione, affetto, stima, amicizia…) che ci ha unito alla persona trapassata.
Sebbene non sia più presente fisicamente, l’amore, i sentimenti che ci univano all’estinto/estinta non sono scomparsi, anzi, possono persino rafforzarsi, intensificarsi perchè, la mancanza di possibilità di una frequentazione quotidiana, ci rende in grado, da un lato, con il meccanismo della perdita, di apprezzare ciò che prima ci pareva, scontato, ovvio; dall’altro di sublimare i sentimenti precedenti.
Così il mistero dell’angoscia della separazione e della morte, vengono parzialmente attutite dalla presenza dell’amore.
Un sentimento che vince la morte perchè è davvero eterno, immortale…